Qualcuno si è chinato su di noi

Mangiando insieme ci fissiamo negli occhi. A tavola ognuno può guardare l’altro. Il nostro volto, come un libro, può essere sfogliato e letto: sono presenti pagine tristi e gioiose. Attraverso il volto, abbiamo elaborato i primi codici della legge morale. Nel silenzio dell’allattamento, per un certo periodo, a ciascuno è bastato sollevare lo sguardo verso la propria mamma per comprenderne inviti e indicazioni; nei lunghi momenti in cui siamo stati sfamati, mentre il nostro sguardo si posava sul volto materno, c’è stata impartita un’educazione silenziosa: il nutrimento del corpo è già cibo dello spirito5. Scrive il filosofo Alain: «Il primo inno d’amore fu quest’inno al latte materno, cantato da tutto il corpo del bambino, che accoglie, che abbraccia, che assume con tutti i suoi mezzi il prezioso nutrimento. E quest’entusiasmo nel succhiare il latte dai seni della madre costituisce fisiologicamente il primo e vero modello di ogni entusiasmo esistente nel mondo. Chi non si accorge che il primo esempio di bacio viene proprio dal lattante? Questi non dimentica nulla di questa pietà originaria; e bacia ancora la croce». L’ Amoris laetitia non si lascia sfuggire questa immagine: «Nell’orizzonte dell’amore, essenziale nell’esperienza cristiana del matrimonio e della famiglia, risalta anche un’altra virtù, piuttosto ignorata in questi tempi di relazioni frenetiche e superficiali: la tenerezza. Ricorriamo al dolce e intenso Salmo 131. [...] L’unione tra il fedele e il suo Signore si esprime con tratti dell’amore paterno e materno. Qui appare la delicata e tenera intimità che esiste tra la madre e il suo bambino, un neonato che dorme in braccio a sua madre dopo essere stato allattato. Si tratta – come indica la parola ebraica gamul – di un bambino già svezzato, che si afferra coscientemente alla madre che lo porta al suo petto. È dunque un’intimità consapevole e non meramente biologica» (n. 28). “Incollati” al seno di nostra madre, abbiamo vissuto la straordinaria esperienza di fissare lo sguardo su di lei e lei, col gesto di chinarsi, su di noi. Esistiamo perché qualcuno ci ha guardato, si è chinato su di noi e ci ha nutrito. L’arte, non a caso, ci ha fatto dono di numerose Madonne del latte, nelle quali il neonato Gesù pare dire allo spettatore: «Vedi, mi sono nutrito del latte materno come tutti gli esseri umani e anch’io ho avuto bisogno che qualcuno mi guardasse e si chinasse su di me. Da mia madre, poi, ho imparato a guardare, a chinarmi sui piedi del prossimo».

                                                                                                                                                   Giuseppe Pani