Comunicazione generativa: una “porta” per accogliere l’altro
L’essere umano è un essere sociale che si relaziona, comunica con gli altri, crea incontri: «Nell’istante in cui si capisce di non bastare a sé stessi, emerge il valore dell’incontro, risulta dunque evidente che la strada della realizzazione passa dagli altri: “La relazione si consuma quando anche l’altro uomo incontra, (chi?) proprio me”. È immediato, infatti, cogliere quanto l’evento stesso dell’incontro sia un momento di vita genuinamente umano, esso corrisponde alla struttura stessa del nostro essere, naturalmente orientato alla relazione, alla scoperta dell’altro, all’interazione, al dialogo» [1].
Occorre evitare una visione olistica della comunicazione ricollegando i fili spezzati di una società iper-connessa e frammentata insieme. Papa Francesco afferma: «La rete è un’occasione per promuovere l’incontro con gli altri, ma può anche potenziare il nostro autoisolamento, come una ragnatela capace di intrappolare. Sono i ragazzi ad essere più esposti all’illusione che il social web possa appagarli totalmente sul piano relazionale, fino al fenomeno pericoloso dei giovani “eremiti sociali” che rischiano di estraniarsi completamente dalla società. Questa dinamica drammatica manifesta un grave strappo nel tessuto relazionale della società, una lacerazione che non possiamo ignorare» [2]. Come afferma Bauman, la nostra «è una società solipsistica, di individui che proteggono spasmodicamente la loro solitudine» [3].
Soltanto andando incontro all’altro possiamo capire chi siamo. Spesso la comunicazione nell’infosfera non parte dal desiderio, dalla passione di conoscere gli altri, ma si concentra eccessivamente nell’auto-rappresentazione [4]. Attraverso il volto, il “vedersi, invece, si riconosce l’alterità, portatrice di trascendenza, affermando il rapporto di accoglienza feconda [5].
Il nostro tempo è caratterizzato in modo così esagerato dalla centralità dell’individuo da disintegrare i vincoli sociali. Questo è evidente nello smarrimento delle nostre piccole comunità e nella pochezza di obiettivi comuni: ognuno pensa esclusivamente a raggiungere con cinismo i propri scopi personali.
È necessaria una nuova comunicazione generativa, simboleggiata dall’immagine della porta: «La porta è quella che buca il muro, che lo apre, che lo collega. Una comunicazione generativa vuole farsi carico delle barriere e delle interruzioni nella comunicazione, è un’apertura che fa andare verso l’altro, continuando a cercare la costruzione di un orizzonte di senso condiviso. […] Il soggetto che comunica in modo generativo, che si sa riconoscere come frutto di un intreccio di relazioni con altri (anche mediate da una cultura o da molteplici culture), […] non si sente chiamato a parlare di se stesso, quanto piuttosto a scoprire l’altro; la sua iniziativa, perciò, si potrebbe rappresentare come l’apertura di una porta, come un invito a entrare» [6].
Esiste un bisogno antropologico fondamentale di andare oltre la nostra trincea, di essere accolti, donarci, manifestarci, ascoltare ed essere ascoltati: un desiderio spontaneo che ci porta sempre sulla via dell’altro. Quando, poi, l’altro, a sua volta, lascia la sua trincea e noi veniamo colpiti dai suoi occhi che ci riconoscono (e lui si riconosce in noi) scatta l’incontro autentico. «Questo […] non fa altro che inscrivere ogni atto comunicativo all’interno di un processo più ampio, che ha luogo nella storia e che si alimenta continuamente della relazionalità e dell’indole di un essere umano nato per cooperare» [7].
Alessandra Uda
Laboratorio di tecniche e dinamiche
della comunicazione interpersonale.
Quali relazioni nell’era del digitale
e dell’Intelligenza artificiale?
Docente: Prof. Giuseppe Pani
Istituto Superiore Scienze Religiose
Sassari - Tempio Ampurias
[1] A. C., Montoya, In-comunicazione: Una prospettiva generativa, Città Nuova – Istituto Universitario Sophia, Roma 2021, 109.
[2] Francesco, Messaggio per la 53ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali «Siamo membra gli uni degli altri» (Ef 4,25). Dalle social network communities alla comunità umana, 24-01-2019.
[3] Z. Bauman, La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano 2014, 221.
[4] Cfr. A. C. Montoya, op. cit., 46.
[5] Cfr. Massimo Grilli, Il volto: epifania e mistero, Qiqajon, Magnano 2019, 23.
[6] A. C. Montoya, op. cit., 107-108.
[7] Ivi, 111.