Essere studenti oggi: quasi come in "Black Mirror"

La parola scuola è un termine derivante dal greco scholé, il cui significato originariamente indicava l’otium (ozio), cioè l’occupare piacevolmente il tempo libero. Con il tempo tale vocabolo è passato ad indicare la discussione e la lezione e in ultimo il luogo in cui questa veniva tenuta.

Il salto semantico che ha fatto questa parola ci svela ciò che un tempo era la cultura: appannaggio di chi si poteva permettere di non lavorare e aveva quindi modo di occupare liberamente la propria giornata, era qualcosa di riservato alle élite.

Fortunatamente oggi il nostro mondo è diverso: quelle migliaia di mattine passate obbligatoriamente sui banchi di scuola – non sempre con entusiasmo – sono la rappresentazione plastica di una cultura che, sia pure con serie imperfezioni, è libertà che viene assicurata a tutti.

E forse è proprio la radice profonda di questa parola, libertà, che attraversa i millenni. L’otium era il tempo libero non perché vuoto, ma perché – dall’infanzia all'università – si sviluppa progressivamente la coscienza, la propria identità e individualità.

Pur con tutti i suoi limiti e problemi la scuola rimane un fondamentale laboratorio di futuro, che oggi, quasi come in una puntata della serie televisiva distopica Black Mirror, si riduce a una fredda e breve interazione tramite degli schermi a causa della pandemia.

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Essere studenti nel 2020 è un’esperienza del tutto nuova: la scuola tanto odiata, le corse la mattina, le interrogazioni, la ricreazione sono ormai concepite nell’immaginario comune dei ragazzi come rare e fortunate occasioni, brevi spiragli di interazione umana in questi mesi trascorsi nelle proprie case.

Non sempre viene data adeguata rilevanza all’educazione, alla formazione e all’istruzione dei giovani, un po’ forse per la troppo scarsa attenzione da parte delle istituzioni, talora per ragioni di carattere sociologico e culturale.

Nella nostra Isola il tasso di dispersione scolastica tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni è molto elevato, superando la media nazionale e comunque molto alta se confrontata con quella degli altri paesi europei.

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Don Lorenzo Milani

Ciononostante sono tanti che hanno lottato per rivendicare il diritto allo studio, anche nel nostro stesso Paese. Basti pensare a Lettera a una professoressa di Don Lorenzo Milani e alla scuola di Barbiana da lui è stata fondata, con innumerevoli studenti delle campagne toscane che con lui diedero vita a una delle espressioni più alte di istruzione ancora oggi nel nostro Paese.

Tra questi mi viene in mente Lucianino, uno dei ragazzi della scuola di Barbiana. Luciano abitava molto distante dalla canonica di Don Milani, che ricordiamo faceva scuola tutti i giorni, sette volte a settimana, 365 giorni l’anno e 366 negli anni bisestili, per dodici ore al giorno. Alcuni degli studenti abitavano nei paraggi della scuola, altri, come Luciano, no.  Si trattava infatti di un bambino di undici anni, che per andare a scuola camminava da solo nel bosco ogni giorno per più di un’ora e mezzo la mattina e altrettanto la sera per tornare a casa. Sfidava le insidie e i pericoli che il bosco nasconde per raggiungere la scuola, perché voleva uscire dall’alfabetismo ed emarginazione secolare cui i montanari erano confinati.

Oggi si chiede agli studenti il sacrificio opposto, cioè restare confinati nelle proprie abitazioni per seguire le lezioni, perdendo in questo modo qualsiasi tipo di relazione umana ed educativa, rimpianta ora anche dagli studenti meno zelanti.

Nella privazione di questi giorni forse certi alunni si pentiranno di aver deriso o ostacolato il docente severo o eccessivamente arrendevole; certi docenti riscopriranno il senso della propria missione (perché di missione si tratta) e troveranno nuovi stimoli per riprendere il cammino intrapreso. E ai “piani alti” non solo la Ministra dell'Istruzione, ma i responsabili tutti del sistema paese si rimboccheranno le maniche per la scuola, unica reale possibilità di riscatto per le prossime generazioni. 

Chiara Angioni

Classe 1999, studio a Bologna, Facoltà di Giurisprudenza.

Sono appassionata di arte, cinema, fotografia, letteratura, musica, politica, storia e viaggi.