Guardiamo il Cielo e contiamo le stelle

Il seme nel campo forma le sue radici in inverno: si sviluppa perché “immagina” un futuro. In termini più poetici: il seme del grano, mentre cresce, “sogna” la spiga. Durante questo strano inverno, anche noi come semi – tra mille sforzi, dubbi e paure – stiamo immaginando e sognando un ritorno alla normalità. Privi d’immaginazione e sogni, invece, perdiamo le energie, uccidiamo la speranza personale e comunitaria: «Se un uomo muore, è perché la morte si è impadronita della sua immaginazione» (W. Williams).

La speranza vede che esiste qualcosa non nel presente, ma soltanto nell’immaginazione, nel futuro.  La speranza dona gioia ai nostri volti tristi, preoccupati per qualcuno e qualcosa: è l’unica luce nei nostri giorni bui. Perché la speranza «è una stella. Le stelle non appaiono durante il giorno. Brillano solo di notte. Solamente coloro che camminano di notte possono vederle» (R. Alves), anche se sono lontane. Quando Abramo nel suo viaggio verso la terra promessa inizia ad avere dei dubbi, il Signore gli apre gli occhi per immergerli in un futuro luminoso: «Lo condusse fuori e gli disse: “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle” e soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”» (Genesi 15,5).  

Guardiamo il Cielo e contiamo le stelle. Buon 2021. Tanti auguri!