Il peccato offende me stesso

Il peccato non è una trasgressione a un corpo di norme, non è una violazione di un codice sacro, l'offesa a qualcosa: il peccato offende me stesso. Dio è dispiaciuto del mio peccato perché mi vede infangato, abbrutito, “altro” rispetto a come mi ha sognato e creato. Se un padre vede suo figlio "ferito", non è deluso perché vede lesa la sua dignità di padre; dirà forse: «Guarda mio figlio come si è ridotto!». Starà male perché la sua creatura è ferita. Il peccato è un male che faccio a me stesso: il male mi fa male, mi consuma.  Il grande inganno che non mi dona una vita felice, ma me la toglie. Non è nella profondità che si annega, ma nella superficialità. Cristo è venuto a togliere il peccato perché io possa risorgere da un "oceano" di esperienze insignificanti, respirare e risplendere.