La Parola che “illumina” il mondo
Ci siamo mai chiesti quante parole generiamo ogni giorno? E in una vita intera? Esprimiamo la maggior parte delle nostre emozioni con le parole. Hanno ancora un peso, valore, importanza? Anticamente, e fortunatamente in alcune zone ancora oggi, i contratti agrari fondiari venivano stipulati solamente con la parola e una stretta di mano . Questo atto sanciva un vincolo di rispetto reciproco. Con la parola si trasmetteva il sapere e il saper fare, ciò che ora chiamiamo know-how, i nostri anziani lo trasferivano oralmente generazione dopo generazione perché sos antigos naraiant: c’era saggezza racchiusa in quelle parole. Ci stiamo lasciando alle spalle un 2020 dove abbiamo utilizzato – e continuiamo ad utilizzare – parole come lockdown, distanziamento sociale, mascherine, igienizzazione. Termini he trasmettono un senso di chiusura di asocialità asettica.
In tutto questo marasma di parole, di azioni e precauzioni, ci avviciniamo a un momento dell’anno, il Natale, dove la vera Parola esprime la sua potenza; dove tutti gli altri termini assumono un valore secondario. Stiamo parlando del Prologo del Vangelo Giovanni: nel Verbo incarnato tutti possono fare esperienza della grazia sovrabbondante. Il brano dove la Parola è protagonista, si fa inno, poesia, amore nella sua essenza più vera. La Parola che crea, si rivela all’umanità. «Il prologo del quarto Vangelo approfondisce il tema di Dio che vuole comunicare se stesso al mondo. Pur nell’inafferrabilità del suo mistero, Dio sceglie di farsi conoscere, di entrare in relazione, altrimenti resterebbe irraggiungibile. La motivazione fondamentale del suo “dirsi” è connessa al dono della vita e della luce: rivelandosi, il Dio trascendente genera l’umanità a una vita luminosa, ossia orientata verso la pienezza. Questo “mistero” assume i tratti di una persona, Gesù di Nazareth, Verbo preesistente» (A. Albertin).
Un virus non fermerà la potenza creatrice e rivelatrice della Parola.
Associazione culturale La Lucerna - Norbello
In principio era
il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in
principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che
esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come
testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la
luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i
suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i
quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15 Giovanni gli dà
testimonianza e proclama:
“Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me”.
Dalla sua
pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù
Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.