L'arte sacra nella cultura contemporanea

Quando si parla di arte sacra pensiamo alla Cappella Sistina o alla Trinità del Masaccio: capolavori immortali, che permettono all’uomo di rapportarsi con Dio. Le produzioni sacre contemporanee ne sono all’altezza? È complesso, infatti, concepire un’immagine di culto al di fuori dei canoni barocchi o medievali. Per questo motivo, molti artisti non si spingono oltre il “neo”: neoclassico, neobizantino, neoromanico. Nuovi modi, quindi, di proporre stili di epoche trascorse. Il rischio è la replicazione pedissequa e inutile di opere d’arte, senza una vera esplorazione dello spirito più profondo di queste creazioni. Il continuo rifugiarsi nei “fasti” del passato, non consente un autentico ponte col divino. Bisogna ideare linguaggi nuovi per nuove questioni. Un problema che investe tutta l’arte contemporanea, erede della rottura stilistica di inizio Novecento e di una continua ed eccessiva provocazione antagonista. Si pensi al famoso Piss Christ di Serrano, fotografia dove un crocefisso è immerso in un bicchiere d’urina. Una creazione più mediatica che artistica.  Artisti, invece, come Domenico Paladino e Nicola De Maria provano a instaurare proposte alternative ai non-linguaggi, non allontanandosi dalle tematiche odierne. De Maria, ad esempio, nella Gerusalemme celeste (Altare Maggiore Sancta Sanctorum, Cupola Chiesa di san Fedele, Milano), sfrutta colori vivi, posti in maniera armonica e semplice, che riverberano uno stato di estasi e di speranza, uno slancio verso l’Alto.

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Nicola De Maria, Gerusalemme celeste

Altare Maggiore Sancta Sanctorum, Cupola Chiesa di san Fedele, Milano

Paladino, invece, con la sua Via Crucis esplora la condizione del Figlio di Dio durante la Passione. Mostra, in termini astratti e al tempo stesso pregnanti, la sofferenza e l’abbandono del Signore.

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Domenico Paladino, Via Crucis

È interessante che entrambi questi artisti vengano associati alla cosiddetta Transavanguardia italiana, sorta negli anni Settanta, che include il superamento di rigidi concettualismi, anche attraverso l’utilizzo di tecniche tradizionali, storiche. Non si verifica, quindi, uno strappo col passato, bensì quest’ultimo viene visto come opportunità, come punto di partenza per andare oltre. In altre parole, espandersi e interpretare la nostra epoca con rinnovato genio artistico. Ciò non significa snaturare il sacro, ma anzi mantenere viva la bellezza della spiritualità cristiana.


Riccardo Rosas 

L’amore per la musica e le lettere mi hanno portato a frequentare

il Conservatorio di Cagliari e il Liceo Classico De Castro di Oristano.

Adoro uscire con gli amici: rendono la vita divertente e leggera.