Lettera agli universitari

Carissimi e carissime,

il nuovo Anno Accademico prende avvio, in questi giorni, in circostanze didattiche, sanitarie e sociali ancora assai particolari. Forse alcuni di noi o le nostre famiglie siamo stati toccati in prima persona dalle difficili conseguenze della pandemia; altri ne hanno subito gli effetti indiretti; tutti ne siamo stati in qualche modo coinvolti: come studenti, come cittadini, come cristiani. Tutto ciò interessa anche il vostro essere universitari. La missione dell’Università, infatti, ha certamente molto da dire alla società in cui viviamo e a ciascuno di noi, proprio in queste circostanze. Lo suggerisce anche il primo anniversario della canonizzazione di John Henry Newman (1801-1890), celebrata a Roma da papa Francesco lo scorso 13 ottobre 2019, perché Newman fu intellettuale, santo, ma anche uomo profondamente radicato nell’ambiente universitario. È guardando insieme alla realtà attuale e alla testimonianza del santo cardinale inglese che vi scriviamo questa lettera affinché ci sentiate vicini nella vostra vita universitaria.

Pur consapevole dell’importanza della specializzazione, Newman sottolineò spesso che il fine dell’Università era – ed è – formare persone colte, capaci di farsi carico dei problemi di tutto l’uomo, in grado di mantenere una profonda visione di insieme che consentisse ad ogni studioso di comprendere il valore della propria disciplina all’interno dell’unità del sapere. Le circostanze attuali, indotte dalla pandemia, ci hanno persuaso una volta di più che le soluzioni alle grandi emergenze sociali, ma anche umane e scientifiche, non si ottengono solo mediante conoscenze di ordine pragmatico, ma fanno appello anche ad una serie di virtù che si fondano in una dimensione sapienziale trasmessaci da tanti autori, sia umanisti che uomini e donne di scienza. La solidarietà, l’amore alla verità, il sapere come servizio, la condivisione dei risultati scientifici, la prudenza, la capacità di perseverare nella ricerca del vero e del bene – solo per fare alcuni esempi – sono virtù e atteggiamenti propri di chi si forma con serietà nello studio e nella ricerca, e dunque appartengono a una vera esperienza universitaria.

John Henry Newman, e con lui molti altri pensatori, ci ricordano che l’Università possiede una insostituibile dimensione comunitaria: è comunità di studio e di vita, non solo luogo di apprendimenti strumentali. Sta anche a noi far sì che le attuali circostanze della didattica on line, ben affrontate, non indeboliscano questa dimensione, ma ne rivelino aspetti inediti. Esse, infatti, ci danno la possibilità di raggiungere colleghi e docenti spazialmente lontani, di avviare metodologie innovative, di accedere a risorse più ricche. Impiegarle per la verità e per il bene vuol dire anche saper mantenere vivo lo stimolo per la profondità senza cedere alla tentazione di essere approssimativi; vuol dire aiutare chi resta indietro; vuol dire saper condividere il pane della scienza con gli altri e saper fare rete.

Infine, Newman vedeva nell’Università un luogo super partes, ove i problemi della società si potessero dibattere con libertà e franchezza, senza condizionamenti di sorta, guidati soltanto dalla ricerca della verità e del bene comune. Per questo egli amò con tutte le sue forze la coscienza, convinto che ogni essere umano fosse in grado di leggere in essa una legge morale capace di spingere a compiere il bene ed evitare il male. Come Agostino di Ippona prima di lui, anche Newman invitava ad ascoltare nella coscienza la lezione più importante, quella impartita dal Maestro interiore. Ciò può divenire a volte oneroso, come nel suo caso, perché giunse a costargli la fama, la cattedra e l’onore. Ma egli non dubitò che seguire la propria coscienza nella ricerca della verità valesse più di tutto questo.

Auguriamo a tutti voi che iniziate il nuovo Anno Accademico di poterlo vivere come un’esperienza di servizio e di comunione, certi che lo sforzo quotidiano profuso nella formazione e nell’apprendimento si tradurrà ben presto in responsabilità all’interno del tessuto sociale, scientifico, culturale. C’è bisogno, infatti, di un deciso scatto in avanti, nel nostro Paese, affinché crescano la preparazione culturale e la formazione umana e, con esse, la collaborazione di tutti nel promuovere il bene comune. Come ricorda papa Francesco, «un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali: la cultura popolare, la cultura universitaria, la cultura giovanile, la cultura artistica e la cultura tecnologica, la cultura economica e la cultura della famiglia, e la cultura dei media» (Fratelli tutti, n. 199).

Quanti condividiamo la fede cristiana sappiamo bene che «la verità non è un’idea astratta, ma è Gesù, il Verbo di Dio in cui è la Vita che è la Luce degli uomini» (Francesco, Veritatis gaudium, n. 1). E sappiamo che lo studio profondo della natura, della storia e della vita, può e deve contribuire ad una sintesi più profonda tra fede e ragione, diventando anche solidarietà con tutti e carità che trasforma il mondo. È questo il nostro augurio per voi, nel vostro cammino presente e in quello futuro.

 

                                                                                                                I Vescovi della Commissione 

Roma, 13 Ottobre 2020