Nel palmo della nostra mano

Riflettendo sul “respiro”. Nella Bibbia è il “soffio” divino che genera la vita: «Nascondi il tuo volto: li assale il terrore; togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere» (Salmo 104,29). Ogni respiro tende verso la parola, la relazione. Invece siamo costretti a stare a distanza, a usare una mascherina per evitare “scambi” di respiro. Dalle “goccioline” del nostro respiro dipende la vita del prossimo. Il respiro è vita e morte. Nel famoso libro di Nikos Kazantzakis, Zorba convive con questo ricordo:
«Una mattina scoprii un bozzolo di baco da seta sulla corteccia di un albero, nel momento in cui la farfalla rompeva l’involucro e stava per uscire. Aspettai un bel po’, ma tardava troppo e io avevo fretta. Nervoso, mi chinai e cominciai a riscaldarla col fiato. La scaldavo, impaziente, e il miracolo cominciò a prendere forma davanti a me a un ritmo più veloce di quello naturale. L’involucro si aprì, la farfalla uscì strisciando, e io non dimenticherò mai l’orrore che provai allora: le sue ali non si erano ancora schiuse e lei con il corpicciolo che tremava si sforzava di aprirle. Chinato su di lei, l’aiutai col mio respiro. Fu inutile. Era necessaria una maturazione lenta, e lo schiudersi delle ali doveva avvenire lentamente, al sole; ma ormai era troppo tardi. Il mio respiro aveva forzato la farfalla a uscire troppo presto, quand’era ancora tutta avviluppata. Si dibatteva disperatamente, e dopo qualche secondo morì sul palmo della mia mano. Credo che il piccolo cadavere di quella farfalla sia il peso più grosso che ho sulla coscienza».
Il racconto ci invita ad avere pazienza. Dobbiamo “dosare” il nostro respiro. La vita degli altri è nel palmo della nostra mano.