Non perdiamo la memoria
Dalla cima, dimora contemporaneamente del limite visibile e dell’infinito invisibile, osservo il continuo rinascere silenzioso della natura: la primavera che – con puntualità o meno – ritorna ogni anno; l’aurora che illumina il giorno dopo il buio della notte; la morte di un uomo e contemporaneamente il vagito di un bimbo che nasce. Chi non riesce a vedere questa elementare realtà non ha perso la fede, ma semplicemente la memoria. Nella Sacra Scrittura una delle espressioni più frequentemente in bocca a Dio è “ricorda” (zakhòr). Il Signore ci comanda di far memoria: «Ricorda tali cose, o Giacobbe, o Israele, poiché sei mio servo. Io ti ho formato, mio servo sei tu; Israele, non sarai dimenticato da me» (Is 44,21). L’eccentrico prof. Bartleboom, personaggio creato dalla penna di Alessandro Baricco, afferma: «Sapete, è geniale questa cosa che i giorni finiscono. È un sistema geniale. I giorni e poi le notti. E di nuovo i giorni. Sembra scontato, ma c’è del genio. E là dove la natura decide di collocare i propri limiti, esplode lo spettacolo»