Novalis, il religioso fuoco dell’anima
Pochi
conoscono le poesie di Novalis, pseudonimo di Georg von Hardenberg, intellettuale
che ai primi dell’Ottocento pose le basi del Romanticismo tedesco. Sua la
concezione del cosiddetto fiore azzurro,
simbolo dell’eternità e dell’Assoluto. Novalis fu anche teologo, e nei Canti spirituali (1799) è racchiusa la
sua esperienza di fede. Le quindici poesie della raccolta hanno un linguaggio
semplice, familiare. In apparenza, sembrano non esprimere nulla di nuovo o
rivoluzionario; invece, andando oltre, mostrano la bellezza di una fede pura e
sincera. Ad esempio, nel frammento del canto IV: Tra le mille ore felici / che ho trascorso nella vita / una sola in me
resta per sempre: / quella in cui tra mille dolori / io sentii nel profondo del
cuore / chi per noi morì di passione. Sentire il Signore e il suo amore nelle sofferenze: esiste
qualcosa di più bello?
Nel seguito della poesia, Novalis parla della sua vita in frantumi, e della pietra del sepolcro che, alla fine – per la sua salvezza – si apre. Il poeta è piegato dalla sofferenza, ma nel suo animo si accende la speranza per il soccorso di Cristo e di Maria. E proprio alla Madre di Dio dedica gli ultimi due componimenti. La invoca per farlo ritornare bambino, perché solo un fanciullo può guardarti in viso. Sente la Vergine nel suo intimo: Ti vedo raffigurata amabilmente / Maria, in infinite immagini / ma nessuna può mai raffigurarti / quale t’immagina l’anima mia. Una preghiera che porta alla contemplazione e alla pace. Parole bellissime e piene di significato, che esprimono un forte spirito cristiano e la vita di un uomo votato all’amore.
Riccardo Rosas
L’amore per la musica e le lettere mi hanno portato a frequentare
il Conservatorio di Cagliari e il Liceo Classico De Castro di Oristano.
Adoro uscire con gli amici, perché rendono la vita divertente e leggera.