Prof. precari assegnati a caso: l’algoritmo non funziona
«Con questo algoritmo ci troviamo di fronte all’ennesima vessazione, siamo alla mercé di una macchina che non ha coscienza». È lo sfogo, amaro, affidato a una lettera ad Avvenire di Elisa Marcelli, madre di quattro figli, insegnante di scuola dell’infanzia di Roma, vincitrice di ben due concorsi ma ancora precaria «da oltre un decennio», che resta comunque «innamorata del suo lavoro». Con lei, altri seicento precari storici della scuola hanno sottoscritto un documento in cui denunciano le numerose falle nelle assegnazioni delle supplenze di quest’anno, affidate dal ministero dell’Istruzione ad un algoritmo, che su un gruppo Whatsapp a cui sono iscritti più di 200 insegnanti, è stato ribattezzato “Algotruffa”. Chiedendo, perciò, il ritorno alle assegnazioni “in presenza”, sospese causa Covid.
Almeno in apparenza, il funzionamento dell’algoritmo è abbastanza semplice. Si tratta di abbinare le posizioni dei docenti iscritti alle graduatorie provinciali per le supplenze (Gps), alle sedi scelte dagli stessi insegnanti, incrociando il punteggio di ogni prof con le supplenze disponibili nei diversi istituti. E qui cominciano i problemi, come spiega il documento.
«Alcuni docenti – si legge – non trovano corrispondenza fra il punteggio maturato e quello effettivamente pubblicato in graduatoria dall’Ufficio scolastico di appartenenza». Morale: «Ci si trova scavalcati da chi non avrebbe diritto a una supplenza». E a nulla vale protestare, dicono i docenti beffati dall’algoritmo, perché, denuncia sempre Elisa Marcelli, «non rispondono né al telefono né alle Pec». «Fondamentalmente – chiude la docente – a loro non interessa chi mettono in cattedra. Basta che possano dire di aver le cattedre coperte. E questo va contro il principio base dello scorrimento delle graduatorie che si sarebbe applicato in presenza».
Un altro problema, denunciato dai precari e dal sindacato autonomo Anief, è che l’algoritmo considera automaticamente “rinunciatario” il docente che non ha espresso preferenze per alcune sedi, perché magari lontane da casa. In questo modo, però, il sistema elimina automaticamente il nominativo, non tenendolo in considerazione per chiamate successive per altre sedi. Che così sono assegnate a chi ha, magari, un punteggio inferiore in graduatoria.
È ciò che è successo a Fabrizio Chimienti, docente di informatica di Medicina, in provincia di Bologna, che ha anch’egli affidato la propria delusione a una lettera al nostro giornale. «Questo – scrive il docente – rende la graduatoria, in quanto tale, utile solo nella prima tornata e successivamente un semplice tiro di dadi che favorisce i posti più bassi della graduatoria rendendola di fatto inutile», conclude l’insegnante. Che, da informatico, “salva” comunque le modalità di funzionamento dell’algoritmo. «Sono le regole date dalla normativa di maggio firmata dal ministro Bianchi – aggiunge – che gli consentono di scavalcare gli insegnanti in graduatoria dalla seconda tornata in poi».
Una problematica rilevata dalla Gilda degli insegnanti, che sottolinea come, alla fine, a fare le spese del «valzer dei supplenti» siano, ancora una volta, gli alunni «con buona pace della tanto invocata continuità didattica». Mentre l’Anief ha intenzione di presentare denuncia al Comitato europeo dei diritti sociali. «Peggio di così non si poteva fare: quello che si consuma sui precari è uno scandalo per l’Italia, anche rispetto a quello che dice l’Europa», sottolinea il presidente nazionale Marcello Pacifico.
Paolo Ferrario
Avvenire, 21 settembre 2022