Raccontare con le immagini. Intervista al fotografo Gianluca Carta
Gianluca Carta è un giovane chinesiologo e fotografo. Amante della Sardegna, condivide sui social scatti della nostra Isola.
Com’è nata la tua passione per la fotografia?
«Credo sia stata mia
madre a trasmettermi questo amore: fin da quando ero piccolo ha scandito con le
foto la mia quotidianità. Ho iniziato ad
appassionarmi seriamente intorno al 2012, quando mi è stata regalata
la prima macchina fotografica. Da lì ho cominciato a immortalare istanti della vita
di tutti i giorni».
Gianluca Carta
Nei tuoi scatti la Sardegna è sempre presente. Che immagine cerchi di trasmettere della nostra terra?
«Sono appassionato di tutto ciò che riguarda la nostra Isola: cerco di comunicarne la bellezza. Prediligo i paesaggi e i volti, immortalo le persone durante le feste: mi interessano le tradizioni e gli eventi dei nostri paesi. Per quanto riguarda i paesaggi, la Sardegna regala tantissimi spunti. Nella nostra terra ci sono delle autenticità non solo naturalistiche, ma anche archeologiche. Siamo veramente fortunati».
I siti archeologici sono valorizzati?
«In alcuni casi sì: c’è
la Sovrintendenza che li gestisce e controlla; altri purtroppo non vengono
curati. Questo è un peccato: ogni sito, pur avendo caratteristiche in comune
con altri, ha sempre degli elementi che lo contraddistinguono. Per via del
tempo e delle intemperie, rischiamo di perderli: nessuno li “custodisce”, li
tutela. Oltretutto, al loro interno, si possono ancora trovare reperti e,
purtroppo, non mancano i tombaroli».
Dai sempre molta importanza al mare e al cielo, li rappresenti spesso “uniti”. Che rapporto hai con questi due elementi naturali?
«Per fotografare utilizzo la reflex, ma uso anche il drone e l’action
cam. Con quest’ultima faccio appunto le foto “cielo-mare”. Mi piace unire
questi elementi, anche perché, come contiguità cromatica, si prestano molto
agli scatti».
Che idea ti sei fatto dei sardi? Come vivono la “sardità”?
«Tutti sono legati alle
tradizioni locali: sono vissute intensamente e gelosamente, quasi in maniera
sacrale. C’è una forte difesa dell’identità, che si rivela anche attraverso le feste. Purtroppo,
per via della crisi pandemica, non è più possibile partecipare a questi eventi.
Sono in contatto con molte persone che vivono nei paesi: avvertono una certa
sofferenza nel non poter manifestare la propria identità».
Qual è la cosa che più ti ha stupito e ti stupisce della Sardegna?
«Mi stupisce il fatto che sia, come dico sempre, un microcontinente. Abbiamo una grande varietà di elementi naturali: dalle spiagge alle montagne, dalle colline agli altipiani, dalle foreste alle grotte. Sembra proprio che da questo punto di vista non ci manchi nulla. Una straordinaria ricchezza racchiusa all’interno di un’isola piuttosto piccola rispetto ad altre. E infine, la grande forza che mettono le persone nel salvaguardarne l’identità e i costumi».
Riccardo Rosas
L’amore per la musica e le lettere mi hanno portato a frequentare
il Conservatorio di Cagliari e il Liceo Classico De Castro di Oristano.
Adoro uscire con gli amici: rendono la vita divertente e leggera.