Santa Vittoria di Sella, una chiesa in terra di confine

Domusnovas Canales, frazione di Norbello.  Per la nostra associazione la piccola chiesa medievale di Santa Vittoria di Sella è uno spazio tra cielo e terra: Antonio Giorgio Deiana, amico speciale – scomparso di recente – è tra coloro che hanno contribuito con passione alla rivalorizzazione di questo sito. Raffaele Manca, per diversi anni amministratore di Norbello, profondamente legato al suo paese e attento e sensibile studioso, ha condiviso con noi le sue ricerche.

Quando è nata l’associazione La Lucerna e quali sono i suoi obiettivi?

«L’associazione si è proposta solo recentemente nel panorama culturale di Norbello e del territorio del Guilcier e, purtroppo, si vede ora costretta a continuare la sua vita e le sue attività senza la presenza stimolante e la guida preziosa del suo giovane fondatore e presidente, Antonio Giorgio Deiana, che ha lasciato nei suoi tanti amici e nei collaboratori un grande e comprensibile senso di vuoto. Le prime iniziative dell’associazione hanno delineato un percorso culturale fortemente legato alla storia e alle tradizioni della comunità e del suo territorio. Sono convinto che la scelta iniziale accompagnerà anche il suo futuro».

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Raffaele Manca

Parliamo del sito di Sella: qual è la sua storia?

«Il nome Sella (Sedda) indica, probabilmente, la posizione dell’insediamento, collocato col suo castello limitaneo a ridosso del confine che separava il giudicato di Arborea da quello del Logudoro, sulla sommità di un piccolo colle con brevi costole vallive su due lati: una sella, appunto. Il luogo di cui stiamo parlando è stato interessato da frammenti di vita fin dal periodo prenuragico e la presenza umana vi rimane ancora ampiamente leggibile anche per tutte le epoche storiche successive, fino al periodo medievale. In tale ultimo arco temporale diversi documenti, fortunatamente ancora consultabili, confermano la continuità di vita della piccola comunità, indicando anche i nomi di importanti personaggi, legati a note famiglie catalane di Cavalieri Templari, che ne hanno condiviso le alterne vicende e la storia. Nel 1388 il villaggio di Sella, che ancora sopravvive a ridosso di un’amplissima e ricca “donnicalia” richiamata con i toponimi di confinazione nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, condivide il trattato di pace fra Eleonora d’Arborea e Giovanni d’Aragona confermandolo con la presenza del suo “maiore de villa” e di cinque “giurati”».

C’è una ragione particolare per cui la chiesa del villaggio venne intitolata a Santa Vittoria?

«La risposta non è semplice, ma si può azzardare un’ipotesi. Attorno alla metà del secolo XII l’arrivo nel giudicato di monaci di rito latino, chiamati espressamente dai giudici di Arborea, stimola la diffusione del romanico e la costruzione di nuove chiese nei villaggi. Per Sella colpisce una coincidenza temporale: la sua chiesa di Santa Vittoria è richiamata in alcune schede del Condaghe del monastero di Santa Maria di Bonarcado come oggetto di donazione dei giudici ai monaci camaldolesi in un periodo che può essere circoscritto agli ultimi decenni del XII secolo. Nello stesso intervallo temporale (1187) una spedizione militare catalana guidata da Roger Bernat, conte di Foix e governatore della Provenza, arriva in Arborea per sostenere la regina Agalbursa e il nipote Ugone, aspirante al trono giudicale, si attesta nel castello di Sella contrapponendosi al papa Clemente III e ai genovesi e mantenendone il possesso fino al 1192, anno dell’ennesimo trattato di pace tra Genova e Pisa, finalizzato alla spartizione di posizioni di potere nell’Isola. Può essere che, a seguito di tale conquista e durante la loro permanenza nel villaggio, i catalani abbiano promosso la costruzione della chiesa romanica e l’abbiano intitolata proprio a Santa Vittoria in termini di ringraziamento e di ricordo dell’evento».

 

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Ritieni sia ancora importante parlare oggi di confini? Oppure ritieni che questo luogo possa diventare un luogo capace di abbracciare i limiti?

«Per quanto mi riguarda, il concetto di confine inteso con valenza strettamente divisoria non mi appartiene. Ritengo, infatti, che lo stesso termine “confine” possa superare il suo senso oppositivo e di separatezza per rappresentare, invece, positivamente due singole vicinanze che aspirano ad una integrazione progressiva, realizzandola col mantenimento, ognuna, delle proprie peculiarità originarie e distintive, in termini di cultura, religione, storia e tradizioni.Visitare i ruderi della piccola chiesa romanica di Santa Vittoria e dell’antico castello limitaneo di Sella, spingere lo sguardo dalla terra di Arborea verso quella, a portata di mano, del giudicato del Logudoro può significare anche, a distanza temporale di secoli, voler camminare lungo una linea di confine cancellata dalla storia con l’animo libero di chi vuole vivere la terra nella sua globalità, non solo accettando ma condividendo i valori positivi di tutti i popoli, senza preclusioni e senza limitazioni di alcun genere».

Se l'intervista vi ha incuriosito, godetevi le splendide immagini del video: https://www.youtube.com/watch?v=CnMv8ewBOXo


Associazione culturale La Lucerna - Norbello