Tristezza e tempo presente
Leggere un ottimo articolo
sulla “tristezza” e imbattersi in una bella citazione. In “Ad occhi
chiusi”, romanzo di Gianrico Carofiglio, il protagonista viene a sapere
da un caro amico che la moglie, di 34 anni, si è ammalata ed è morta nel
giro di poco tempo. L’amico commenta così: «"Sai, Guido, allora pensi
un sacco di cose. E soprattutto pensi al tempo sprecato. Pensi alle
passeggiate che non hai fatto, ai gesti di affetto che non hai dato, a
quando hai mentito. A quando hai fatto il ragioniere con la moneta degli
affetti; lo so che è banale, ma pensi che vorresti tornare indietro e
dirle quanto la ami, tutte le volte che non lo hai fatto e avresti
dovuto. Cioè sempre. Non è solo il fatto che uno muoia. È il fatto che
vorresti che il tempo non fosse stato sprecato in quel modo". Parlava al
presente perché il suo tempo si era spezzato». Raramente – scrive
l’articolista de La Civiltà Cattolica – un adulto legge la tristezza
come un invito a profittare al meglio del tempo presente.