Un prete per amico - Intervista al “geniale” don Diego Goso

Di fronte alle sfide che la vita ci presenta ogni giorno, la fede e il sorriso sono fondamentali per acquisire una nuova prospettiva da cui guardare il mondo all’insegna dell’entusiasmo e del coraggio. Don Diego Goso, parroco di Grimaldi, Mortola Inferiore, Mortola Superiore, docente di Teologia della comunicazione presso il Seminario e la Scuola Teologica, e scrittore di successo, ci regala degli interessanti e attuali spunti di riflessione con il prezioso contributo del suo “feroce” cagnolino bianco Hulk. Di recente è uscito il suo ultimo libro: Chi è che rompe? Galateo digitale nell’era dei social (Effatà editrice).  

Qual è lo spazio riservato alla scrittura nella sua vita di sacerdote?

«Ho dovuto ritagliare del tempo, perché la scrittura tante volte è fatica davanti al foglio bianco. Ci sono quelli che parlano di “momento magico”, e questo capita quando devi scrivere un raccontino, ma scrivere un libro è da considerare come un vero e proprio lavoro, altrimenti i risultati non arrivano. Scrivo circa due o tre libri all’anno, per cui è importante che abbia il tempo necessario». 

Come nasce il suo ultimo libro?

«L’ultimo libro nasce da vent’anni di frequentazione di Internet, fin da quando ancora i preti che lo utilizzavano erano pochissimi e realtà, che per i ragazzi di oggi sono vecchie, come Facebook, apparivano a noi come mirabolanti e nuove. Il libro racconta l’esperienza di questi vent’anni partendo dal presupposto che tante volte abbiamo una Ferrari a disposizione ma nessuno ci ha detto come si usa il volante e dove sono i freni. Di conseguenza nascono i tanti problemi della convivenza su Internet che portano a maleducazione, insofferenza, cattiverie, ecc. Il libro vuole essere un piccolo manuale di educazione su come relazionarsi online».

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L’ironia è sempre presente nei suoi libri. Che ruolo ha nella Chiesa?

«Nella Chiesa la valorizziamo poco: bisognerebbe sorridere di più proprio perché siamo contenti di farne parte, perché se c'è una grande gioia, questa deve vedersi. Personalmente penso che quando il cuore è pieno di gioia, una persona trasmette contentezza dagli occhi, dall’anima, e se siamo felici della compagnia di Gesù, dobbiamo saperla dimostrare anche all’esterno. Inoltre, l’ironia è un antidoto importante per non prenderci troppo sul serio, altrimenti rischieremmo di diventare degli intellettualoidi chiusi in noi stessi. Invece prenderci in giro vuol dire che non sono importante io, ma sono importanti le cose che ti voglio dire:  il messaggio è che è il Signore a essere importante. In questo senso, il Papa, in occasione della nomina dei nuovi cardinali, ha proprio centrato il punto quando ha detto: Siate pastori, non Eminenze. Prima dicevo che la vita di scrittore è una vita di lavoro ed è bello anche divertirsi e vivere il piacere di sorridere per le cose che scrivi». 

Quali sono gli ostacoli che oggi un cristiano può incontrare nel suo cammino?

«Innanzitutto non fare differenze tra chi crede e chi non crede. Il Vangelo ci impone delle scelte importanti per quanto riguarda il modo di vivere l’amore, di trattare il più povero, di aprire la vita al sacro, e spesso si corre il rischio di appiattirsi su quelli che sono i luoghi comuni. Personalmente, se cinque persone hanno la stessa opinione, mi insospettisco e mi viene da pensarla diversamente perché credo che dobbiamo essere un’alternativa; in generale non mi piace il troppo facile o il troppo immediato. Un altro aspetto riguarda il fatto che stiamo diventando sempre più vincolati alla convinzione secondo cui Dio debba sempre “servire” a qualcosa. È comune pensare che se una cosa non ha valore, non deve avere spazio nella vita, ma una cosa bella, può farti stare bene anche se non è utile. Allo stesso modo non vado in chiesa solo per chiedere qualcosa al Signore, ma perché sto bene con Lui e allo stesso tempo ricevo quell’energia e quell’entusiasmo necessari per ripartire nel cammino».

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Cosa rappresenta per lei il mare?

«Dalla mia finestra si vede tutta la baia della Costa Azzurra ed è bellissimo. Vedo questo spettacolo da quattro anni e non mi abituo. Il mare dà l’orizzonte, è una medicina, ed è vero quanto dicono che la gente vive meglio al mare: non ho ancora celebrato le esequie di una persona sotto i 95 anni. Ricordo una mia parrocchiana di 109 anni, che purtroppo è mancata l’anno scorso, che si lamentava con la figlia di ottantacinque anni che, piena di acciacchi, non riusciva più ad accompagnarla a Messa. In effetti, il mare trasmette serenità, dà una visione della grandezza del mondo e io ringrazio tutte le mattine perché mi aspetta e mi saluta. Vi invito a vivere al mare!». 

Come esperto di comunicazione, e come sacerdote, quale pensa sia il modo migliore per avvicinare i giovani alla Chiesa?

«Facciamola breve: niente parole costruite, avere il coraggio di dire Non lo so! e starci accanto, perché credo che sia importante avere un prete per amico. Oggi le famiglie hanno tanti problemi; molte volte ci sono tensioni o famiglie anche molto articolate perché ci sono stati degli infarti effettivi. Avere qualcuno che ti ascolta, con  il coraggio di dirti quello che gli altri non dicono – non perché ti giudica, ma perché ti vuole aiutare a evitare di stare peggio –  può rivelarsi fondamentale. Degli anni in cui ero prete d’oratorio, mi piaceva proprio il fatto che i ragazzi potevano trovarmi tutti i pomeriggi dell’anno, compreso Natale; credo che sia stata la cosa che ci lega ancora oggi anche se ormai abbiamo intrapreso tutti strade diverse e sono passati tanti anni. Con alcuni di loro questo rapporto, che coltivo anche telefonicamente, dura da circa vent’anni». 

Noemi Mulas  

Ho vent’anni e studio pianoforte al Conservatorio di Cagliari. La musica, quindi, occupa gran parte del mio tempo. Ho particolarmente a cuore il rispetto per la natura e gli animali.


Per la video-intervista cliccare sul seguente link: https://youtu.be/aNZ3kOSZpas