I media non sono soggetti educativi alternativi all’uomo

Come ha affermato il Card. Carlo Maria Martini, «i media non sono più uno schermo che si guarda, una radio che si ascolta. Sono un’atmosfera, un ambiente nel quale si è immersi, che ci avvolge e ci penetra da ogni lato. I media sono un nuovo modo di essere vivi» [1]. Viviamo, infatti, immersi in un’era digitale che connette ogni singolo aspetto della nostra vita, in particolare nei giovani della Generazione Z.

In una realtà ormai onlife [2] non bisogna dimenticare, però, che internet è dono di Dio soltanto quando offre «maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti» [3]

Siamo contemporaneamente fruitori e produttori di contenuti mediali: una seria responsabilità.

Papa Francesco afferma che «della prima ondata di intelligenza artificiale, quella dei social media, abbiamo già compreso l’ambivalenza toccandone con mano, accanto alle opportunità, anche i rischi e le patologie. […] È importante quindi avere la possibilità di comprendere, capire e regolamentare strumenti che nelle mani sbagliate potrebbero aprire scenari negativi. […] Perciò è necessario agire preventivamente, proponendo modelli di regolamentazione etica per arginare i risvolti dannosi e discriminatori, socialmente ingiusti, dei sistemi di intelligenza artificiale e per contrastare il loro utilizzo nella riduzione del pluralismo, nella polarizzazione dell’opinione pubblica o nella costruzione di un pensiero unico» [4].

Occorre, quindi, sviluppare una coscienza critica che educhi all’uso consapevole delle nuove tecnologie per fornire ai giovani (e non solo) strumenti utili per capirne le dinamiche e, al contempo, che possa arricchire la società attraverso le abilità, esperienze e sensibilità di tutti.

La media education e la media literacy includono competenze differenti: coscienza critica, mediologia, capacità d’uso, creatività, perché i media non sono soggetti educativi alternativi  all’uomo. Necessaria, dunque, una personale coscienza dialogante che orienti il nostro agire [5]. Non si può negare che esista un problema legato all’educazione digitale: oggi le relazioni interpersonali sono eccessivamente superficiali, basate su contenuti snackable, cioè veloci da consumare e condividere [6]. Papa Bergoglio, invece, evidenzia che «anche il mondo dei media non può essere alieno dalla cura per l’umanità, ed è chiamato a esprimere tenerezza» [7].

I singoli individui non possono sottrarsi alle loro responsabilità personali, come se fossero dei soggetti passivi in ostaggio del sistema, ma devono anche riconoscere una rete di responsabilità [8]. «Le reti di responsabilità escono dalle dimensioni abituali e combinano diversi oggetti di responsabilità; si può parlare di reti di responsabilità quando non si sa più – proprio come nel caso di questi contesti – se si può parlare di responsabilità in senso pieno, proprio perché per esempio è difficile determinare il soggetto, non è chiaro quale sia l’autorità o non si riescono a definire i criteri normativi. In una rete di responsabilità le parti in causa svolgono funzioni diverse o talora occupano più di una posizione contemporaneamente: una volta sono i soggetti, un’altra volta sono le autorità e un’altra ancora l’oggetto e magari anche il soggetto altro di una responsabilità» [9].

I media, poi, sono spesso luoghi dove si sviluppano polarizzazioni, comportamenti violenti che danno vita al fenomeno dell’hate speech [10]: si pone così a rischio la concordia sociale cercando di prevaricare l’uno sull’altro.

Qual è la sfida? Occorrono investimenti sulla cultura per costruire un’umanità mediale, dando vita a una comunicazione più autentica e genuina. «Si tratta, quindi, di educare i media (sei media siamo noi), a sollecitare pensieri e azioni ispirate alle più alte qualità (cognitive, etiche ed estetiche) dell’umano [11]».

 

Francesca Flore

Laboratorio di tecniche e dinamiche

 della comunicazione interpersonale.

Quali relazioni nell’era del digitale

e dell’Intelligenza artificiale?

Docente: Prof. Giuseppe Pani

 

Istituto Superiore Scienze Religiose

Sassari - Tempio Ampurias



 



[1] C. M. Martini, Lettera Pastorale Il lembo del Mantello. Per un incontro tra Chiesa e Mass media, Centro Ambrosiano di documentazione e studi religiosi, Milano 1991, n. 12.

[2] Neologismo coniato dal filosofo Luciano Floridi.

[3] Francesco, Messaggio per la 48ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro, 24-01-2014.

[4] Francesco, Messaggio per la 58ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana, 24-01-2024.

[5] Cfr. G. Pani, Tutti contro uno. Un’intelligenza spirituale per staccarsi dalla folla degli haters, Edizioni Sanpino, Pecetto Torinese (To) 2022, 23.

[6] Cfr. Ivi, 20.

[7] Francesco, Messaggio per la 48ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro, 24-01-2014.

[8] Cfr. G. Pani, op. cit., 26.

[9] J. LOH, Responsabilità vecchie o responsabilità nuove? I pro e i contro di una trasformazione della responsabilità, in «Concilium», 3 (2019), 117.

[10] Termine coniato negli anni Ottanta per identificare varie forme espressive offensive dell’altrui persona.

[11] M. Padula, Comunica il prossimo tuo. Cultura digitale e prassi pastorale, Paoline, Milano 2020, 92.